“Guantanamo”
In apertura: Dimitri Grechi Espinoza “Oreb”
- Giovedì 11 novembre 2021 – Ore 21.00
- Sala dei Giganti al Liviano, Padova
Fabrizio Puglisi – piano, Synth ARP
Pasquale Mirra – vibrafono
Luca Valenza – marimba
Davide Lanzarini – contrabbasso
Danilo Mineo – percussioni
William Simone – Batà, percussioni, voce
Gaetano Alfonsi – batteria
Fabrizio Puglisi è un pianista dalla formazione in parte bolognese e in parte internazionale. È stata l’Olanda, coi suoi grandi alfieri di un jazz ben poco ortodosso, a segnare particolarmente lo stile di Puglisi, che ha assorbito l’indole jazzistica particolarmente libera di Amsterdam, città nella quale ha a lungo risieduto. Suoi compagni di palcoscenico sono stati Tristan Honsinger, Han Bennink, Ernst Glerum, Sean Bergin, Ernst Reijseger. Ma non meno significative sono le sue collaborazioni ‘intercontinentali’: Lester Bowie, Don Moye, David Murray, Hamid Drake, John Zorn, Steve Lacy, Don Byron, Butch Morris, William Parker, Kenny Wheeler, George Russell, Dave Liebman, Enrico Rava. Insomma, quanto di meglio nel campo del jazz dal profilo più modernista.
Al centro della musica del suo gruppo Guantanamo c’è il ritmo. La band si ispira infatti al grande patrimonio della tradizione afro-cubana, con la sua esplosiva varietà di scansioni metriche. Il repertorio affianca temi originali a brani classici di Chucho Valdés, Bud Powell, Emiliano Salvador, Ernesto Lecuona e Lennie Tristano, rivisitati in chiave afro-latina con un tocco di acida psichedelia. Il latin jazz è qui un impasto di poliritmie africane, rumba e son cubano, servito con un sound che fonde tradizione e modernità.
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Concerto a cura del Centro d’Arte dell’Università di Padova
Dimitri Grechi Espinoza – sassofoni
Dimitri Grechi Espinoza è nato a Mosca nel 1965 ma da anni è di base in Italia. Nel 2000 ha fondato il gruppo che lo ha portato a farsi conoscere sulla scena nazionale, il Dinamitri Jazz Folklore, tutt’ora in attività e col quale ha ottenuto anche un ottimo piazzamento nel referendum Top Jazz (nel 2014 è stato nominato secondo miglior gruppo del jazz italiano). L’altro progetto al quale si dedica stabilmente da lungo tempo è il solo “Oreb”: la ricerca sul suono del sax applicata allo studio della sacralità. Tra armonici ‘sganciati’ dal sistema temperato, fraseggi modali e riverberi creati dall’architettura in cui si svolge il concerto o da sofisticati apparecchi elettronici, Espinoza trasforma le risonanze del suo strumento in contrappunti dal fascino ancestrale.